domenica 29 aprile 2018

La garmugia (minestra di verdure lucchese)

Notizie e ricetta tratte da questa pagina

Un piatto storico del territorio, molto raro trovarlo altrove, è la garmugia, una zuppa ricca di ingredienti, principalmente verdure, che dava il benvenuto alla primavera, prendendo idealmente il testimone lasciato dal passato di fagioli, dove si cuoceva il farro.
Mancano riferimenti ufficiali, ma tutto lascia pensare che le origini della garmugia siano piuttosto antiche, risalenti al XVII secolo: potrebbe avere una nascita umile, vista la disponibilità per i contadini di raccogliere frutti della terra, come ortaggi e verdure.
Considerata, però, la varietà di prodotti utilizzati, uniti a carne e pancetta, che forniscono sapore e consistenza, fa pensare che la garmugia venisse servita sulle tavole delle famiglie più facoltose, probabilmente i mercanti del luogo.
Il contadino per riempirsi lo stomaco, usava legumi e pane, a completare brodi di verdura composti da un solo ingrediente, come a esempio il cavolo nero.
La particolarità di questa zuppa è che si uniscono carciofi, piselli e asparagi, quasi a testimoniare come fosse possibile prepararla solo in un determinato periodo dell’anno.
L’unico legume presente, da consumare fresco e non essiccato, è la fava cucinata, che qui nel lucchese rappresenta un’eccezione rispetto al resto della regione, considerando come sia molto più comune mangiarla cruda, accompagnata magari da pecorino fresco.
La cottura nel camino era un classico del passato: lo scopo era avere a disposizione, in ogni momento della giornata, una zuppa calda corroborante, da proporre agli ospiti o per un consumo casalingo, per chi avesse da soddisfare una fame improvvisa.
L’etimologia della parola non è sicura, ma si può ragionevolmente pensare che derivi da “germiglio” (in toscano antico, il germoglio), rispondendo all’idea della verdura fresca primaverile; c’è anche chi la fa risalire al francese “gourmet”, vista l’influenza della lingua transalpina sul territorio.
Interessante rilevare come in molti abbiano ritenuto la minestra un piatto curativo, adatto a chi doveva ritemprare le forze dopo una malattia o al ritorno da un viaggio faticoso.
Nelle versioni che è possibile gustare nei ristoranti della città o nelle case, si concorda quasi sempre sugli ingredienti, con l’unica eccezione del pane: c’è chi proprio non lo utilizza o chi lo aggiunge tagliato a fette e tostato oppure a cubetti dopo averlo fritto.
Fra le protagoniste della riscoperta di un piatto a lungo dimenticato, bisogna citare la marchesa Maria Luisa Incontri Lotteringhi della Stufa, che ripropose la ricetta nel libro Pranzi e conviti, uscito quasi cinquant’anni fa, ridestando l’attenzione su un piatto che rischiava di essere dimenticato.
Ingredienti per 6 persone; 6 cipolline fresche, 
150 gr di punte di asparagi, 
150 gr di piselli freschi, 
150 gr di fave fresche, 
4 carciofi, 
100 gr di pancetta, 1
50 gr di macinata di manzo, 
2 dl di olio extravergine di oliva, sale fino, pepe nero, 
6 fette di pane toscano, 
1 lt e ½ di brodo.


Tagliare le cipolline a fette sottili, quindi rosolarle dolcemente in una casseruola con l’olio: appena iniziano a imbiondire, unire dapprima i piselli e le fave fresche, insaporendoli con sale e pepe, quindi aggiungere la pancetta tagliata a cubetti e la carne macinata.



Far prendere colore e sapore tenendo coperto e unire in seguito le punte di asparagi e i carciofi tagliati a fette sottili; bagnare con il brodo, possibilmente di verdura, e portare a cottura. Tostare il pane o friggerlo, quindi servirlo insieme alla zuppa.





La torta fiorentina di Nino Bergese

Le notizie storiche sono tratte dall'articolo "Omaggio a Nino Bergese" di Laura Ravaioli.
La ricetta dalla pagina del Ristorante San Domenico di Imola, dove il Grande ha lavorato per anni e dove ha passato il testimone allo chef Valentino Marcattilihttp://www.sandomenico.it/fr/recettes/nos_classiques/5-Torta_fiorentina_al_cioccolato/

Giacomo Bergese nasce a Saluzzo nel 1904 e diventa cuoco a soli 13 anni. 
Nel 1917 entra in casa del Conte Bonvicino con l'incarico di aiuto giardiniere, ma lascia presto il suo incarico per affiancare, sempre presso il conte, lo Chef Giovanni Bastone, futuro cuoco della famiglia Agnelli. 
Durante questo periodo tiene un diario in cui annota le ricette che riesce a carpire e che chiamerà sempre "il mio unico tesoro". 
A sedici anni è già aiuto cuoco presso il Conte Costa Carrù della Trinità ed ha ospiti famosi: dai sovrani d'Italia a re Fuad d'Egitto, dal Duca d'Aosta al Duca di Genova. 
Nel 1926, a soli 22 anni, è il primo cuoco dai Wild, una ricca famiglia di cotonieri. Dunque una carriera folgorante, senza però mai un giorno di riposo, nè per il matrimonio, nè per la nascita di sua figlia. 
Nello stesso anno passa al servizio del conte Alborio Mella di Sant'Elia, cerimoniere di Casa Savoia. 
Fu a Villa Crocetta, tra Intra e Pallanza, residenza estiva del cerimoniere, che Bergese preparò il pranzo per il ventiduesimo compleanno di Umberto di Savoia: era il 15 settembre. Il pranzo fu un grande successo, Bergese prepara la torta fiorentina che il principe gli fa ripetere per tre giorni di fila: a strati di cioccolato gli procura un premio di 500 lire e dei gemelli in argento con lo stemma reale. 
Da allora in poi è tutto un susseguirsi di casate aristocratiche e palazzi borghesi, tra cui i marchesi Medici del Vascello e i marchesi Baldi. 
Dopo la guerra Bergese abbandona le grandi famiglie e si ritira a Genova dove, in vico Indoratori, un antico carrugio del centro storico, apre il ristorante "La Santa" in cui è proprietario e cuoco. Conquista le due stelle della guida Michelin, il massimo riconoscimento, allora, per l'Italia. Il ristorante diventa uno dei punti di ritrovo della buona cucina, frequentato da personaggi del cinema, della cultura, dell'arte e del bel mondo, oltre che da re come Costantino di Grecia e Michele di Romania. 
Fu Giangiacomo Feltrinelli che lo convinse a raccogliere le 513 ricette più famose nel libro "Mangiare da re". 
Dopo la chiusura del ristorante Bergese decide di ritirarsi, ma dietro le insistenze di Gianluigi Morini, patron del ristorante San Domenico di Imola, torna ai fornelli nel ristorante romagnolo. Non fu facile convincere Bergese a ricominciare, questi si considerava ormai in pensione ed inizialmente declinò l'offerta. Su suggerimento di Veronelli, Morini continuò ad insistere fino ad ottenerne il consenso, ma altrettanto difficile fu convincerlo a restare. 
L'insicurezza del grande cuoco consisteva nell'imprevedibilità del numero di commensali di un ristorante, così confidò a Morini, ma questi ebbe l'arguzia di dargli carta bianca per potersi esprimere liberamente in cucina. 
Bergese muore a Genova nel 1977. A Genova hanno intitolato in sua memoria un Istituto Professionale per i Servizi della Ristorazione.

Ingredienti per 4 persone
Pasta frolla al cioccolato
250 g di farina 00 120 W
150 g burro a temperatura ambiente
50 g cacao magro 
70 g zucchero semolato
1 pizzico di sale

Crema  al cioccolato
mezzo litro di latte
90 g di farina 00 
50 g cacao amaro
50 g di zucchero semolato
60 g di burro

Copertura
200 g di zucchero fondente 
50 g di cacao magro
un goccio di rum per diluire

Decorazione
foglie di menta
foglia d'oro alimentare

Per preparare la pasta frolla, amalgamare gli ingredienti e lasciar riposare avvolto in pellicola per 30 minuti circa
Trascorso il tempo di riposo, stendere la pasta allo spessore di mezzo cm e ritagliare tre dischi oppure tre quadrati 
Cuocerli in forno caldo a 160°C per circa 15 - 20 minuti. Levarli ancora leggermente morbidi 





Preparare la crema al cioccolato
fondere il burro in una casseruola a bordi alti, stemperarvi la farina  e far cuocere 10 minuti dolcissimo, senza far colorire. Togliere dal fuoco. Unire mescolando lo zucchero mescolato col cacao il sale e il latte già caldo.
Rimettere sul fuoco a calore vivace e portare ad ebollizione. Diminuire la fiamma al minimo e cuocere sempre mescolando per 10 minuti.
Lasciare raffreddare
Prendere il primo disco di frolla e metterlo su un vassoio di carta per torte, Spalmare parte della crema e poi sovrapporre il secondo disco Ripetere l'operazione e completare con il terzo disco di frolla.



COntrollare lungo i bordi che non vi siano buchi troppo ampi e, nel caso, tamponare con altra crema .
Far riposare in frigorifero
Mettere lo zucchero fondente in un pentolino a bagnomaria  insieme al cacao e sciogliere il tutto
Poichè il cacao addensa troppo lo zucchero, diluire con mezza tazzina di rum (io ho mescolato rum e acqua)
Mettere la torta su un supporto sopra una griglia e colare il fondente



Non c'è bisogno di aiutarsi con una spatola, il fondente scivola da solo lungo le pareti della torta e si raccoglie sul fondo della griglia


Lasciare riposare la torta per almeno 15 minuti, poi decorare a piacere e servire con salsa profiteroles
Ricetta di Valentino Marcattili.













Minestrone alla bergamasca di Nino Bergese

Minestrone alla bergamasca

Ingredienti 
100 gr lardo affumicato
1 cucchiaio di farina Bianca
200 gr di porri 
1 cipolla 
1 cipollotto
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
2-3 foglie di sedano
2 litri di brodo
1 carota grossa
200 gr patate
1 verza piccola
100 gr di piselli
1 cuore di sedano
150 gr di riso
60 gr di parmigiano grattugiato

1) Affettare la cipolla e cipollotto e tritare tutto finemente, poi tritare prezzemolo e le foglie chiare di sedano (trito aromatico)
2) Porri affettare e tritare solo la parte bianca e aggiungere al trito aromatico
3) Tagliare il lardo a dadini
4) Casseruola fare fondere il lardo, quando è fuso aggiungere 1 cucchiaio di farina – Roux rustico- quando la farina è dorata e il lardo soffritto aggiungere il trito aromatico. Rosolare bene il tutto. Bagnare con il brodo (2 mestoli) e cuocere a fiamma bassa
5) Tagliare a dadini il resto delle verdure cuocere 40 minuti aggiungendo il brodo restante (secondo Nono Bergese 1 ora e mezza). Aggiungere il riso cuocere e poi fuori dal fuoco aggiungere il parmigiano.

giovedì 26 aprile 2018

Dolce al cucchiaio al caffè

Questo dessert è una rivisitazione "all'italiana" di una ricetta trovata su FB
LA ricetta originale è decisamente più "fluffosa" e goduriosa, ma preparata con ingredienti di dubbia origine, non facilmente reperibili in Italia.
Ho preferito modificarla usando il più possibile ingredienti vicini ai nostri gusti, anche se non precisamente "sani"
La ricetta originale (con video) è questa
IO ho fatto le dovute equivalenze con le nostr unità di misura (grammi al posto di once o cup)

100 g di budino alla vaniglia istantaneo
180 g di caffè freddo
120 g di latte
230 g di cool whip scongelato (che ho sostituito con formaggio fresco spalmabile addizionato a 50 g di zucchero al velo
base formata da biscotti sbriciolati intrisi di burro (come per una normale cheese cake
panna montata e confettini di cioccolato per la decorazione



Si comincia diluendo la polvere di budino con il caffè e il latte e rimescolando bene. A me non è venuta densa come quella del video e così ho scaldato leggermente la preparazione nel microonde.
Successivamente ho aggiunto la crema di formaggio e ho rimescolato bene per amalgamare

   Ho versato tutto sulla base di biscotti sbriciolati e ho riposto in freezer per tutta la notte
La mattina successiva, ho sformato la torta e ho decorato la superficie con la panna montata e il cioccolato




mercoledì 25 aprile 2018

Le polpette di san Marco (Afragola)

Ad Afragòla , in provincia di Napoli, si festeggia alla grande il giorno di San Marco. Si racconta che il Santo passò in questi luoghi durante i suoi pellegrinaggi verso Roma e che si fosse fermato a riposare sedenndosi sulla "pietra dei miracoli" , ancora conservata presso la chiesa di San Marco in Sylvis
http://www.lacooltura.com/2015/03/san-marco-in-sylvis/
La pietra ha la fame di guarire dal mal di pancia o dal mal di denti chi ci si siederà sopra, e se si fa tre volte il giro della chiesa, dopo essersi confessato e comunicato  e poi si va a pregare su di essa, si acquista l'indulgenza plenaria





Il giorno della festa del santo, 25 aprile,. c'è la sagra della polpetta di cappoccia (cavolo cappuccio) impastata insieme alla carne

Ingredienti per 6 persone

400 g di carne macinata
1 chilo di cavolo cappuccio
2 uova
120 g di mollica di pane bagnata in acqua e strizzata
2 cucchiai colmi di parmigiano grattugiato
sale pepe e abbondante olio per friggere

Tagliare il cavolo mondato e lavato a striscine sottili sottili e farlo stufare dolcemente in acqua e olio fino a cottura
Metterlo ben sgocciolato in una terrina ed impastarlo con tutti gli altri ingredienti.
Formare delle polpettine tutte uguale




Friggerle fino a farle diventare croccanti e dorate nell'olio caldo e servire subito




La frittata di San Marco

Questa frittata è figlia della devozione dei Veneziani per il Santo Evangelista.
Narra la leggenda che le spoglie del Santo , chiuse nei reliquiari, sarebbero state nascoste dai Veneziani sotto un maiale squartato durante il loro prelevamento dall'Egitto. In questo modo i doganieri musulmani, nel lontano 827 d.C. si sarebbero limitati ad una ispezione sommaria consentendo ai veneziani di portare in patria i resti di San Marco . Ecco perchè una delle varianti più gettonante contiene il salame .. Altre varianti sono con i bruscandoli e tradizionalmente si mangiano durante i pic nic che la bella stagione e la giornata di festività nazionale invitano a fare.

Ingredienti per 4 persone

5 uova fresche
salame Varzi
pecorino grattugiato (o parmigiano)
prezzemolo tritato (o bruscandoli)
sale, pepe, olio evo

La preparazione è semplicissima e non si discosta da quella di una normale frittata
Taglieremo quindi il salame a pezzettini. Sbattiamo le uova molto bene, insaporiamo con il formaggio e il prezzemolo tritato (o i bruscandoli tagliuzzati), sale, pepe e uniamo il salame.
Un bel giro di olio nella padella e poi versiamo il composto di uova. Quando è cotta da una parte, giriamo con un abile colpo di mano ( o con un piatto :D ) e finiamo di cuocere ..



martedì 24 aprile 2018

Ravioli rosa al quartirolo con pesto e verdure primavera

Ingredienti per 4 persone:
per i ravioli

300 g di farina bianca 0 
100 g di semola rimacinata di grano duro
50 g di farina di barbabietole
4 uova 
(oppure 150 g di barbabietole cotte frullate e 2 uova)

per il ripieno

200 g di ricotta asciutta (pecora o vaccina)
200 g di quartirolo

per il condimento

mezzo bicchiere di pesto genovese
1 peperone rosso e 1 giallo
mezza melanzana viola
un mazzetto di asparagina
un bicchiere di pisellini primavera sgranati
un grappolino di pomodori ciliegini 
2 cipollotti freschi
olio evo di frantoio, sale 


Prepariamo la pasta 

Se usiamo la barbabietola frulliamola insieme alle uova e usiamo il liquido per impastare. 
Altrimenti misceliamo le tre farine. Facciamo la fontana al centro, versiamo le uova, il sale se lo mettete, e impastiamo a lungo in modo da avere un panetto liscio ed elastico. Mettiamo a riposare per un'ora in frigo sigillato con la pellicola trasparente.
Nel frattempo prepariamo il ripieno, tagliando il formaggio a cubettini piccolissimi e impastandolo con la ricotta.
Prendiamo la pasta e tiriamo la sfoglia in strisce sottili, mettiamo un cucchiaino di impasto a distanza regolare, copriamo con una seconda sfoglia (oppure se è grande pieghiamola a metà) e sigilliamo bene torno torno al ripieno con le dita. Poi con la rotella dentata tagliamo i ravioli cercando di farli regolari e uguali 

Prepariamo il condimento:

affettiamo a velo i cipollotti e facciamoli appassire nell'olio, aggiungiamo i peperoni e la melanzana tagliati a dadolini e i pisellini e lasciamo stufare dolcemente. Quando sono a metà cottura, unire i ciliegini tagliati a metà e gli asparagi a pezzettini. >Regolare di sale e finire di cuocere




Mettere a bollire abbondante acqua salata e buttare i ravioli. Cuocere per 3 minuti circa e poi scolare con la schiumarola, Con poca acqua della pasta mantecare il pesto in un piatto di servizio e condire i ravioli. Aggiungere le verdurine, rimescolare con molta delicatezza e servire





 .
Prepariamo il condiment. Per il sugo: soffriggere dolcemente i cipollotti affettati nell'olio, aggiungere peperoni e melanzana a dadolini e i pisellini e far stufare. quando sono a metà cottura aggiungere le punte di asparagi e i ciliegini tagliati a metà.. aggiustare di sale. Mettere a bollire abbondante acqua salata e cuocere i ravioli per due, tre minuti al massimo. Con poca acqua della pasta mantecare il pesto in un piatto di servizio e versarvi i ravioli. COndire bene e poi aggiungere il sugo di verdure. Amalgamare tutto e portare in tavola

Liquore al rosmarino

Ingredienti per un litro circa di liquore

300 ml di alcool bongusto a 95°
20 g di foglie di rosmarino
3 limoni (solo la buccia sottile gialla)
350 ml di acqua
300 g di zucchero

Mettere le bucce di limone e gli aghi di rosmarino in un vaso a chiusura ermetica e versarvi l'alcool
Lasciare in infusione al buio per 48 ore rimescolando una volta
Preparare uno sciroppo caldo con l'acqua e lo zucchero e lasciarlo raffreddare completamente. Filtrare l'alcool dagli aromi, unire lo sciroppo e poi filtrare di nuovo con un colino fitto e una garzina della nonna. Imbottigliare e lasciare maturare almeno un mese prima di servire


Brioche con lo sciroppo di risulta dei canditi

Come per la maggior parte di coloro che si autoproducono i canditi per i grandi lievitati, mi si è presentata la necessità di utilizzare lo sciroppo avanzato dalla canditura, che nel mio caso era davvero cospicuo.
Così mi sono affidata alla ricetta di Lucia, messa a punto con molta bravura.
Nel suo blog spiega con dovizia di particolari e di foto come creare una delizia adattissima come merenda o per la prima colazione.
Ecco la mia interpretazione:

Come dice Luisa, il peso finale dell'impasto è di circa 1100 grammi. Quindi potrà essere pezzata in stampi da 500 g e ne verranno due, oppure da 1000 g e allora ne verrà una, oppure da 750 e quindi ne avremo una più un esubero. Io ho usato due stampi da 500 grammi circa l'uno .


Ingredienti :
150 g di pasta madre rinfrescata almeno due volte consecutive (a distanza di circa 4 ore in modo che possa ogni volta quasi triplicare)
450 g di farina panettone o cmq farina adatta a grandi lievitati
200 g di sciroppo di risulta dalal canditura delle arance
1 uovo intero piccolo (circa 55 g)
100 g di latte (+ 50 g da parte da aggiungere in caso di impasto troppo duro)
100 g di burro bavarese a pomata
5 g di mix aromatico per panettoni o colombe (di solito è fatto con miele, pasta di arancia, acqua e glucosio)
5 g di sale fino

Per rifinire
latte e granella di zucchero

Poichè lo sciroppo si conserva di solito in frigo, è buona cosa scaldarlo molto lentamente a bagnomaria in modo da sciogliere le incrostazioni di zucchero, indi pesare la giusta quantità dopo averlo fatto raffreddare.
Metterlo nella ciotola della planetaria, e aggiungere la pasta madre a pezzetti . Utilizzando la foglia in questa prima parte della ricetta, sciogliere il lievito nello sciroppo, unendo il latte e l'uovo.



Quando si è formata una pastella schiumosa, cambiare la foglia con il gancio e impastare a media velocità aggiungendo la farina in due riprese.
Testare sempre l'incordatura prima di aggiungere il burro.
Nel mentre che la planetaria impasta, schiacciare il burro con la forchetta e inserire il sale e il mix aromatico. Il burro è un esaltatore di sapori ed è per questo che gli aromi e il sale si inseriscono di solito in esso .
Controllare l'impasto e se è troppo duro aggiungere lentamente il latte tenuto da parte.
Quando l'impasto è perfettamente incordato (cioè preso tra le dita imburrate si allarga a velo senza rompersi) aggiungere il burro e continuare ad impastare fino a far riprendere la incordatura
Servire volendo cosparso di zucchero al velo



Trasferire l'impasto sul piano di lavoro, lasciare puntare all'aria per circa 15 minuti poi fare una serie di pieghe a 3. Infine riporre l'impasto in una ciotola e metterlo a lievitare a 28°C fino al raddoppio
(circa 5 o 6 ore)



Dividere adesso l'impasto secondo il peso che avete deciso , pirlarlo due volte e metterlo negli stampi.


Aspettare la completa lievitazione prima di infornare.
Intanto accendete il forno a 180°C
Spennellate la superficie con del latte e cospargete di granella di zucchero



Infornate per i primi 10 minuti a 180°C, poi abbassate a 160°C e proseguite la cottura per altri 35-40 minuti, coprendo con un foglio di alluminio se si dovesse scurire troppo.

Quando la temperatura al cuore arriva ai 92°C è giunto il momento di sfornare le nostre brioches








lunedì 23 aprile 2018

La focaccia aveyronnese

Una sofficissima focaccia dolce, di origine francese al profumo di arancio.
NOtizie e ricetta prese da questo sito

La focaccia ha la forma di una ciambella morbidosa di un colore giallo brillante e con la crosta sottile color oro scuro, punteggiata da granelli di zucchero. E' rotonda od ovale con pezzature che vanno dal mezzo chilo ai 3 chili. Profumato con acqua di fiori d'arancio, talvolta contiene prugne secche o canditi al suo interno.
Si mangia dopo il pasto o come spuntino in qualsiasi momento della giornata, anche a colazione, insieme ad una bevanda calda o fredda. Ottima anche con un bicchiere di champagne o vino bianco frizzante.

Ingredienti:
500 g circa di farina di forza (tenere di scorta un po' di farina in più, fino a 200 g)
125 g di burro buono
3 uova
150 g di zucchero
mezzo cucchiaino di sale
30 g lievito di birra (io uso 200 g di lievito madre)
mezzo bicchiere di panna fresca
mezzo bicchiere di acqua di fiori di arancio
Per la doratura
tuorlo d'uovo
Per lo sciroppo e la decorazione
zucchero, acqua, granella di zucchero

Procedimento:
sciogliere lo zucchero in acqua a fiamma media in modo da fare uno sciroppo,
sciogliere il lievito di birra nella panna tiepida
Fare la fontana con la farina e romperci dentro le uova, Mescolare e poi aggiungere il lievito con la panna, il burro, il sale, lo zucchero e rimescolare bene. Cominciare ad impastare con forza . Aggiungere l'acqua di fiori di arancio e continuare ad impastare fino a che la pasta non si appiccica più alle dita. Se occorre aggiungere ancora poca farina.
LASCIARE LIEVITARE AL CALDO PER 2 ORE O PIU'
E' importante che triplichi di volume



 Quando è cresciuto abbastanza sgonfiarlo delicatamente, pirlare bene e poi con il palmo della mano (dall'attaccatura del polso) creare un avvallamento al centro e lavorare allargandolo fino a formare un buco.  Ecco fatta la ciambella 


Rimettere a lievitare per un'ora o anche più fino a che non sia di nuovo radoppiato.




Nel frattempo accendere il forno e portarlo alla temperatura di 220°C
Praticare un taglio profondo intorno al buco e dorare con il tuorlo d'uovo
Cuocere in forno per circa 40 minuti, abbassando la temperatura a 190°C dopo i primi 15 minuti e mettendo un foglio di alluminio perchè tende a bruciare in superficie



Misurare la temperatura al cuore, quando raggiunge 92°C sfornare
Spennellare subito con lo sciroppo e cospargere di granella di zucchero






5-Per profumare, aggiungi il fiore d'arancio. 

6-Lavorare bene l'impasto fino a quando non può essere mescolato a mano senza attaccarsi al dito. Se necessario, aggiungere la farina. 

7-Lasciare lievitare per circa 2 ore. L'ideale è che triplica o quadruplica in volume. 

8-Goccia l'impasto. Forma una palla e fai un buco nel mezzo con il palmo della mano. 

9-Mettilo a forma di corona e sollevalo per circa 1 ora. 

10-Una volta ben alzato, fatelo rosolare e tagliatelo leggermente sopra senza farlo cadere troppo. 

11-Cuocere per 25-30 minuti a 220 ° fino ad ottenere un impasto dorato. 

12-Una volta fuori dal forno, spennellare con lo sciroppo e cospargere di zucchero. 

Buon appetito